edizioni
2015 .1994
   
       
     
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
   
 
             
 
   
 
Figura, postura e faculté du langage
         
 

Piersandra Di Matteo e Yasmine Hugonnet
incontro-studio

             
 


È una pratica che disarma le categorie percettive, quella della coreografa svizzera Yasmine Hugonnet, che con la frontalità di una ricerca sulla postura e sulla presenza, dispiega territori perpetuamente variati dalla duttilità del corpo e dalla plasticità del sistema fonatorio-laringeo. L’incontro con la fondatrice di Arts Mouvementés è inteso come un momento di studio in cui attraversare con l’artista le creazioni, le linee di fuga teoriche che le alimentano, il peculiare ragionare poetico per posture dinamiche in cui alloggiano sedimenti fantasmatici, la corrente di naïvité che percorre le coreografie come una precisa tattica di trasfigurazione corporea, le tensioni che animano la pratica di lavoro solitario e quello collettivo, l’impiego sapiente della tecnica ventriloqua che, attraverso l’occultamento della voce nella cavità buccale e nei recessi del corpo, genera inganni acustici che alimentano il gioco delle multiple (de)figurazioni che montano e disfano la figura.

Figure, posture and faculté du langage
Meeting Yasmine Hugonnet
By Piersandra Di Matteo

Yasmine Hugonnet’s practice disarms the perceptual categories. Thanks to a deep research on posture and presence, the practice of the Swiss choreographer discovers new territories, perpetually varied from the ductility of the body and the plasticity of the laryngeal system.
Consider it as a time of study. Through the meeting with the founder of Arts Mouvementés we will study her creations, the perspective lines, the poetic reason of dynamic postures, the naïveté in the choreography as a clear tactic of body transfiguration, the tensions that animate the practice of solitary and collective work, the skilful use of ventriloquist technique that by keeping the voice in the oral cavity and in the body meanders generates acoustic deceptions. And these deceptions start a game of multiple (de)figurations that assemble and unmake the figure.


               
 


La poetica posturale di Yasmine Hugonnet*

Piersandra Di Matteo

È una pratica che disarma le categorie percettive, quella di Yasmine Hugonnet, coreografa svizzera di Arts Mouvementés, compagnia di danza fondata nel 2010 a Losanna, che con la frontalità di una ricerca sulla postura dispiega territori perpetuamente variati dalla duttilità del corpo e dalla plasticità del sistema fonatorio-laringeo. Apparsa nella Biennale di Venezia Danza College 2015, invitata da Virgilio Sieni, con Le Récital des Postures – Extentions, variante per sette interpreti del solo originale, Yasmine Hugonnet torna nella nuova edizione della Biennale con La Ronde / Quatuor (2016), coreografia per quattro danzatori incardinata sulla “linea organica” del cerchio, sul movimento rotatorio percorso da una trattenuta eccitazione spiraliforme. In assenza di suono, la partitura si avvia e si compone per progressiva spaziaturatra i corpi, intesa come quell’intervallo di risonanza in cui passa una corrente trasformativa in grado di far germinare una figura dall’altra, in una meccanica caleidoscopica di variazioni che mutano la danza in una architettura mobile. È un girotondo di quattro corpi in con-tatto (attraverso arti, dita, polpastrelli, pianta del piede…) che chiede reciprocità, sollecitando abbandono e allerta. Il gioco delle multiple figurazioni, in sequenza continua, si svolge nel flusso che corre da un corpo all’altro, disarticolando una coscienza del limite, la cui decifrabilità consiste nel metamorfico unisono, in cui le figure vicendevolmente si specchiano.
Al fondo di questi millimetrici “cerchi danzanti” c’è il più antico rituale della danza in gruppo, il moto del circolo, la potenza figurale della pittura vascolare, la sapienza meditativa del mandala, il cesello del rosone. Le forme geometriche, miniate in echi simmetrici, si staccano dalle linee di fuga del linoleum bianco, e si ispessiscono nei bagni di luce a cui sono subliminalmente sottoposte. La forma circolare e la dinamica rotativa agiscono in tutto e per tutto un potere ipnotico e magnetico che cattura l’occhio dell’osservatore, invitandolo a percepire l’intensità della forma.
Se La Ronde / Quatuor rappresenta l’ambizione, matura, di confrontarsi con una pratica di lavoro collettivo, nel solo Le Récital des Postures (2014) va cercata la matrice strutturale di quella singolare figurabilità del corpo che indaga la nozione di presenza. Qui il corpo si denuda per affermarsi e obliarsi, esaudita nella densità del silenzio. Yasmine Hugonnet modella con estremo nitore formale la materia corporea, forza il materiale nella composizione, plasma posture in una rete di intenzioni che conciliano intensità di tenuta e abbandono, fino a fissarsi in sigilli d’immobilità che saldano e disfano la figura ora in grotteschi sembianti d’animali mesopotamici, ora in masse contratte alla Berlinde De Bruyckere, ora richiamando, non senza umorismo, le deformanti torsioni busto-gambe della pittura parietale egizia, o suggerendo presenze esercitate sull’abolizione del volto.
In un perpetuo vacillare tra icasticità ed estroversione, che coglie alla sprovvista il nostro sguardo, quel corpo nudo, investito da un ragionare poetico per posture dinamiche, alloggia sedimenti fantasmatici pronti a riemergere dal sottosuolo. Su tutte alita una corrente naïve da intendersi come una precisa tattica di trasfigurazione corporea che cassa ogni remora o preconcetto linguistico – come quando abbozza un paio di baffi con una ciocca di capelli tenuta tra naso e bocca –, per profilare una soglia al di là della quale la forma riscopre la sua radicale primogenitura. Ma l’aspetto più sorprendente di questa scena, in cui il corpo non sostiene alcuna interpretazione, emergendo dalla superficie bianca che si estende dal pavimento al fondale, è racchiuso negli ultimi minuti. La Hugonnet guadagna il proscenio: con lo sguardo fisso sulla platea esercita la potenza focale del volto, qui, a bocca chiusa, dà corpo a una voce senza parlante. Attraverso la tecnica ventriloqua emette suoni che sembrano sollevarsi sottopelle arrivando alle estreme conseguenze di far danzare la superficie interna del corpo.
Questo linguaggio coreografico che fa spola tra movimento, immobilità e organi locutori, trova piena, radicale espressione nel solo La Traversée des Langues (2015), portandosi dietro un’interrogazione sulla topologia del dire, sulle posture del soggetto parlante, sulla cattura del discorso, sui movimenti dell’apparato fonatorio terminale e i suoi inganni acustici. Tutto incentrato su un continuo ventriloquio, La Traversée des Langues è una vera “épopée de la voix incarnée”, in cui il corpo si scopre assoggettato a una logica di assorbimento che costringe i movimenti in manovre di fissità.
Nel quadro di uno spazio nero, il corpo, suggellato da una potentissima bocca serrata, custodisce, immobile, una tempesta, diventando puro risuonatore. Bloccata l’articolazione mandibolare e ogni mimica labiale, questo gesto fonatorio, occultato in gola, si scopre più che mai sostenuto da diverse posture, stati muscolari e viscerali che riconducono le parole al fatto fisico che dà loro vita. Si rivela così una phonetic skin che fa sponda in un sistema di rinvii radicati nella paradossale materialità della voce e nel suo altrove, infondendo al movimento un moto contrario: dalla superficie all’interno, un affondo nella densità molle di un corpo che danza alla rovescia.
Atti di nominazione, frammenti di discorso in francese e in inglese, marcano la scansione posturale, alludendo infine alla figura della sfinge, e quasi per opposizione, a un corpo acefalo, un soggetto decollato, che, per via negativa, enfatizza lo statuto dell’umano, la disposizione biologica a parlare di ogni singolo individuo nel suo enigmatico disgiungersi dall’animale. L’esercitarsi di questa grana della voce, per occultamento nella cavità buccale e nei recessi del corpo, pone in primo piano l’evento corporeo del linguaggio, fondando un’intima e indecidibile complicità acustica con lo spettatore, che inaugura un singolare ambiente percettivo inscritto tra revenant fantasmatici e anatomia.

* testo apparso in Alfabeta2, Agosto Tutto Teatro, a cura di Valentina Valentini (14 agosto 2016).

 

Piersandra Di Matteo. Teorico e curatore indipendente nel campo delle performing arts. I suoi interessi teorici spaziano dal teatro postdrammatico ai formati performativi, dalla linguistica alla filosofia contemporanea. Negli ultimi anni si è dedicata allo studio di problematiche connesse alla politica e all’etica della voce nel teatro e nell’arte contemporanea, presentando conferenze e partecipando a convegni internazionali sull’argomento (Montreal, Londra, Amsterdam, Shanghai, Hong Kong, Singapore, Roma). È vincitrice del Premio Ubu per il progetto multiformato E la volpe disse al corvo (2014). Dal 2008 collabora con Romeo Castellucci in qualità di dramaturg.

Piersandra Di Matteo. Performing arts theorist and independent curator. Her theoretical research concerns postdrammatic theatre and performative formats as procedural phenomena, linguistics and contemporary philosophy. In the last year she has been focusing her theoretical trajectory on the politics and ethics of the voice. She has been part of international conferences and lectures dedicated to these topics (Montreal, London, Rome, Amsterdam, Shanghai, Hong Kong, Singapore). She is a theoretical consultant for European artists and performers. She was awarded the UBU Prize for “Best curatorial-organisational project 2014” for the multi-format project e la volpe disse al corvo. Since 2008 she has been working closely with Romeo Castellucci as dramaturge. 

               
 

Yasmine Hugonnet is a choreographer, dancer, and researcher, born in Montreux in Switzerland in 1979. From 2 to 6 years old she lived in Mali. Back in Switzerland she started dancing ballet and at fifteen moved to contemporary dance. She studied at National Superior Conservatory of Dance in Paris, interested by contact improvisation, Butoh and composition. In 2000, after few months in New York (Trisha Brown, Movement Research workshops…) She started creating in the frame of the collective of artists Synalephe, exploring various frame of performances, site specific, interactive pieces, video works, and a practice of dance and performances with visually impaired persons, spending two years in Taiwan.

As she looked for a more critical context, she moved to The Netherlands joining a Master Degree in Choreography called “Dance Unlimited” program (2003-2005); half practice and theoretical based master degree, she researched upon the notion of “Presences” in performances, studied Butoh and Laban Movement Analysis. In 2006, Laureate of MapXXL program by European Pepinnières for Young Artists, she went to Ljubljana Slovenia for an artist residency where she collaborates with various artists and institutions (En Knapp, Maska, Plesni Theater). With a focus on embodiment and vision, she created RE-PLAY (2006) a trio that was invited at Impulz Tanz (8:Tensions) Festival in Vienna, Tanzhaus NRW Dusseldorf, Gibanica Slovene Dance Platform in Ljubljana. Then Latitudes de Pose (2007), a solo that has been presented at Mladi Levi Festival Ljubljana, Festival Arts Danthé in Paris, Les Incandescences Festival…She kept working in close collaboration with the Slovene scene and developed a site specific piece OF OTHER for the City Museum in Ljubljana and a group piece AAAAA, Solo for four voices, (2008-2009) that co-produced by Maska Sovenia and  Tanzhaus NRW Düsseldorf.

From 2009 to 2013 she took a long period of research that is followed by the constitution of her Company Arts Mouvementés in Lausanne and three solos: Le Rituel des Fausses Fleurs 2013, Le Récital des Postures 2014, (invited by Swiss Dance Days 2015, Brigittines International Festival Bruxelles, Swiss Cultural Center Paris, ADC Geneva, Bonn International Solos festival…) La Traversée des Langues (2015) premiered at Festival Les Printemps de Sévelin, Programm Commun Vidy & Arsenic.

In this period she developed her dance language with a focus on the relation between postures, attention and imagination. Deepening her understanding of the movement of attention, the germination of figures, the idea of Postures as containers; within her processes she developed a practice of ventriloquism.

Her work has been oriented by few important encounters such as Peter Goss, Odile Rouquet, and Lisa Nelson. She is currently preparing a group piece titled « LA RONDE / QUATUOR », and a long term project « Spectaculaires » for a performance where vision disappear. She is actually associated artist for two years (2015-2017) with Théâtre de Sévelin 36 in Lausanne.